94. La mia prima reazione, una volta che mi sono convinto che l’Open
Individualism doveva essere vero, è stato un senso di sollievo per tutti
i miei problemi personali, compresi quelli legati alla salute. La
rivoluzione prospettica che ne deriva ci permette di fronteggiare le circostanze
sfortunate con maggiore coraggio, riconduce molti problemi esistenziali a
problemi sociali, e anche senza introdurre alcuna giustizia divina, fornisce una
compensazione automatica tra tutti i dolori e tutti i piaceri, attraverso la
consapevolezza di essere sempre il destinatario di ognuno di essi. Questo non
significa che dobbiamo accettarli passivamente, come ad esempio invita a fare la
visione della reincarnazione dell’Induismo, ma al contrario ci spinge a
ridistribuirli in modo equilibrato, evitando gli eccessi localizzati,
esattamente come ognuno di noi cerca di fare quando ha la possibilità di gestire
nell’arco della propria vita i beni che ha a disposizione, o le difficoltà che
deve affrontare. La mia speranza è che l’adozione diffusa dell’Open
Individualism possa aiutare l’umanità a adottare un comportamento più solidale,
cessando di essere essa stessa la principale causa delle sofferenze che deve
sopportare. Rende evidente in modo definitivo che per ogni singolo individuo non
è vantaggioso fare qualcosa che porti a un guadagno personale a prezzo di una
perdita maggiore per l’intera comunità.
95. Facendoci diventare consapevoli che dobbiamo considerare qualsiasi altra
persona come se fossimo noi stessi in una diversa fase della nostra vita,
l’Open Individualism spinge ogni individuo a farsi partecipe dei
problemi sociali e a cercare di migliorare la condizione umana nel suo complesso.
Questo dovrebbe diventare un obbiettivo impellente per tutti, promuovendo
un’etica di tipo Utilitaristico, dove si cerca il maggior vantaggio comune, e
per conseguenza logica anche una maggiore solidarietà globale. Poiché l’Open
Individualism ci permette di considerare gli altri come nuove versioni di noi
stessi, diverse solo in apparenza, il comportamento etico finisce con il
coincidere con il comportamento razionale, come sottolinea Daniel Kolak
in I Am You. Dobbiamo tuttavia essere consapevoli che l’Open
Individualism è attualmente quasi sconosciuto, ed anche immaginando il
miglior futuro possibile, ci sarà sempre qualcuno che continuerà a non
accettarlo. Questo è normale perché nasciamo con una diversa visione di
noi stessi, quella che Kolak ha chiamato Closed Individualism. L’Open
Individualism è una conquista culturale. Nessun bambino e nessun animale possono
capirlo. Per questo motivo, penso che l’adozione di un Utilitarismo integrale
non sia consigliabile, e che sia necessario considerare dei fattori di
moderazione che renderanno l’etica risultante più simile al Prioritarianismo,
che considera più importante occuparsi di coloro che si trovano in condizioni
peggiori anche se questo non bilanciasse, in termini Utilitaristici, un mancato
incremento di benessere a chi sta già in condizioni migliori.
96. Inoltre, penso che un sistema di regole etiche o razionali non possano
essere separate dalla valutazione di molti fattori che cambiano col tempo,
impedendo la possibilità di creare un sistema definitivo. Ciò che è
considerato etico in un sistema ricco di risorse potrebbe non esserlo in un
mondo in cui le risorse sono limitate. Specificatamente, nel nostro
mondo moderno, non è possibile ignorare che alcune risorse, come il petrolio,
non sono rinnovabili, mentre altre, anche se sono rinnovabili, hanno comunque
dei livelli di massimo consumo ammissibile che non possono essere superati, come
ad esempio la disponibilità di cibo, mentre altre ancora, come l’energia solare,
richiedono degli investimenti per poter essere sfruttate al massimo del loro
potenziale. Così, il comportamento etico è quello che riesce ad ottenere
il massimo beneficio dalle risorse disponibili, tenendo però conto della
necessità dello sviluppo futuro, in modo che il benessere globale possa
continuare al meglio anche per le prossime generazioni. Per raggiungere
questo risultato, è necessario minimizzare gli sprechi, il che significa
adottare delle regolamentazioni che nella attuale forma di capitalismo esistono
appena, perché in nome del profitto si giustifica lo spreco e lo sfruttamento.
La dipendenza dell’etica dalla disponibilità di risorse impedisce di tradurre
direttamente l’Open Individualism in un insieme di regole etiche definitivo, ma
può indicare i criteri per definire i limiti da rispettare, da cui dedurre le
norme su cui dovrebbe basarsi ogni teoria economica.
97. Potrebbe sembrare che l’Open Individualism prometta una visione idilliaca
del mondo, in cui tutti possano convivere in armonia. In realtà, ci saranno
sempre dei conflitti quando differenti gruppi di persone proporranno soluzioni
alternative a problemi importanti. Spero che però anche in questi casi l’Open
Individualism possa aiutare a gestire questi conflitti con il migliore spirito
di cooperazione. Dobbiamo sempre stare attenti a non sovrastimare le
nostre capacità individuali o collettive nel trovare le risposte adatte ai
nostri problemi pratici. Anche quando siamo spinti dalle migliori
intenzioni, dobbiamo sempre essere coscienti che non possiamo mai essere certi
che le nostre decisioni siano le migliori possibili. Anche se potessimo
connettere tutti i nostri cervelli per formare una super-mente unificata, non
potremo mai raggiungere un’infallibilità o un’onniscienza di tipo divino. Così,
sarà meglio continuare a considerare le nostre decisioni con un certo grado di
apertura e di incertezza, con la consapevolezza che le nostre previsioni
potrebbero rivelarsi sbagliate.
98. Quando qualcosa non va per il verso giusto, dobbiamo tenere a mente alcune
considerazioni morali. Poiché l’identità personale non ha più importanza, non ha
importanza neanche tentare di punire o premiare una particolare persona,
possiamo solo punire e premiare il comportamento degli individui.
Questo ha una sua utilità pratica solo se la punizione o il premio hanno un
effetto positivo sul comportamento dell’intera comunità, ma non c’è alcun senso
nel punire o premiare degli individui che non sono capaci di comprendere i loro
meriti o le loro colpe, o che sono talmente cambiati che non si comporterebbero
più nello stesso modo. La punizione per un comportamento scorretto dovrebbe
essere come una medicina somministrata per guarire una malattia. Non ha senso
considerare la punizione come una sorta di vendetta sociale, l’unico obbiettivo
dovrebbe essere quello di eliminare le cause che hanno prodotto il comportamento
sbagliato, in modo da prevenire la possibilità che possa accadere di nuovo.
99. L’Open Individualism ha alcune conseguenze che potrebbero non piacere a
tutti. È importante capire quale sia ili punto di vista da assumere in alcuni
casi che potrebbero essere controversi. Ad esempio, la maggioranza delle persone
che è contraria all’aborto pensa che ognuno abbia una sola opportunità di
nascere, e che quindi l’aborto equivalga a togliere a un’altra persona la sua
unica occasione di vita. Secondo l’Open Individualism, non esiste
“un’altra persona”. Questo non significa che l’aborto sia una bella
cosa, ma non è un crimine contro un’altra persona che non avrà altre chance di
vita. Con l’aborto, noi stiamo solo escludendo dall’esistenza un’altra forma
dello stesso fenomeno della soggettività che attualmente sta sperimentando la
nostra stessa vita. Se il feto è sano, l’aborto può rappresentare uno spreco
tanto maggiore quanto maggiore è il suo sviluppo, ma se il bambino presenta
delle gravi patologie, l’aborto è molto probabilmente la scelta migliore. Questo
può sembrare sbagliato a molte persone, specialmente quelle di formazione
religiosa. Ma immaginiamo di parlare con Dio in persona, e che Dio ci dicesse
chiaramente che quel bambino sfortunato sarà la vostra prossima incarnazione, e
che ci offrisse la scelta di evitarla, per saltare direttamente alla nostra
incarnazione successiva. In questo caso, credo che quasi tutti deciderebbero di
evitare quella sfortunata incarnazione. Ecco, questa situazione sarebbe
equivalente a quella prospettata dall’Open Individualism, anche senza implicare
l’esistenza di alcuna divinità.
100. Spero in un futuro in cui questo punto di vista sarà largamente conosciuto
ed accettato. Vi invito a considerare quanto sarebbe migliore il mondo,
paragonato al nostro conflittuale mondo attuale. Noi siamo i proprietari di
tutte le nostre vite. Questo non ci rende più saggi o intelligenti, ma
ci libera dalla paura della morte e ci invita a collaborare onestamente tra noi.
Il valore della nostra vita individuale consiste nelle cose buone che lasciamo
agli altri. La cosa peggiore però è considerare che prima che questa visione sia
universalmente accettata, dovremo sopportare ancora un enorme numero di vite
infelici solo perché molte persone non si curano del destino degli altri,
causando ingiustizia e sofferenza per molti altri. Per questo motivo, continuerò
a tentare di diffondere la conoscenza dell’Open Individualism. Spero che
possiate convenire che il cambiamento che indurrebbe nella nostra vita sarebbe
talmente positivo da rappresentare da solo un motivo valido per sostenere l’Open
Individualism, anche se non vi risultassero ancora del tutto convincenti gli
argomenti che ho provato ad esporre in questo documento nel modo più chiaro e
conciso che ho potuto.