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Ben altro è la cipolla.
Non ha interiorità.
E’ di per sé cipolla anche in sezione
E fino al grado massimo della cipollità
Cipollinea di fuori,
cipollosa di dentro,
potrebbe in sé scrutare senza turbamento.
Dentro di noi selvatico ed estraneo
coperto a malapena dal velo della pelle,
si contiene un inferno
di anatomia in tormento,
nella cipolla invece c’è cipolla soltanto,
non viscere contorte.
Essa è più volte nuda
E uguale a sé fin nel profondo.
Non è contraddittoria la cipolla,
creatura riuscita la cipolla.
E’ semplice, alla prima sta dentro la seconda,
nella grande la piccola,
e poi la successiva,
cioè la terza e quarta.
Centripeta fuga.
Eco composta in coro.
La cipolla, ora capisco:
il più leggiadro ventre del mondo.
Da solo si adorna
Di aureole a sua gloria.
In noi – grassi, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E ci viene interdetta
L’idiota perfezione.
Wislawa Szymborska
Da “Wielka Liczba” (Grandi Numeri), 1976
(traduzione di Alessandra Czeczott)